Sono oltre 12mila le imprese fallite o chiuse nel 2023 a causa di un bilancio aziendale ignorato o poco ottimizzato per troppo tempo. Ma non solo, la difficoltà della gestione e controllo contabile di un’azienda spaventa sempre di più: l’osservatorio Confesercenti riporta un calo di 20mila attività nel 2023, l’8% in meno del 2022. Il numero più basso degli ultimi dieci anni: nel 2013 erano state oltre 44mila le nuove aperture in un anno, più del doppio.
In un mercato tanto volubile e vacillante, analizzare in modo strategico il bilancio e i giusti costi aziendali aiuta a prevedere un margine tale da poter fronteggiare eventuali cali di entrate ed eccessi di uscite.
In Italia infatti, le piccole e medie imprese devono far fronte a due tipologie di uscite principali:
le tasse e i costi aziendali. Sulle prime, purtroppo, non possiamo far molto, ma possiamo invece ridurre i secondi aumentando il margine di guadagno sulle spese!

Come fare? Intanto possiamo iniziare a capire come vanno inquadrate le varie spese nelle tipologie di costi del bilancio aziendale, in mo da sapere come e se poterle ottimizzare. In particolare, in questo articolo ti parlo di:
- Le diverse tipologie di costi e perché serve distinguerle nel bilancio aziendale.
- Come analizzare i costi aziendali? I due indici da studiare.
- Come ridurre i costi e aumentare i margini del bilancio aziendale.
Tipologie di costi e perché distinguerli nel bilancio aziendale.
Il Bilancio aziendale è un documento contabile che rappresenta entrate e uscite alla base dell’andamento di un’azienda. Dando per scontato il corretto tracciamento delle entrate, pochi sanno che la differenza sul Profitto dell’azienda dipende da quanto riusciamo a ridurre i costi, cioè l’insieme delle uscite.
Questi possono però essere di diversa natura, in base alla loro possibilità o meno di cambiare nel tempo e nelle occorrenze. In base a ciò, distinguiamo i costi in:
• I costi aziendali fissi – detti anche “di struttura”: sono quei costi che non cambiano al variare della produzione in quanto riguardano la struttura dell’azienda stessa.
Ad esempio le spese per i servizi amministrativi, l’affitto della struttura e bollette annesse, costo dei macchinari ed etc…
• I costi aziendali variabili: sono quelli che dipendono dalle forniture esterne di determinate attività e dalla quantità di produzione. L’esempio più immediato è la materia prima per creare un prodotto: più saranno i prodotti creati più materia prima sarà necessaria e di conseguenza più aumenterà il costo.
• I costi aziendali totali: sono la somma dei costi precedenti e ci forniscono il quadro generale delle spese dell’azienda durante un determinato periodo di tempo.
Chi si affaccia per la prima volta a questo tipo di calcoli tende a fermarsi qui, ma siamo solo all’inizio. Da questa prima distinzione, bisogna iniziare a calcolare le variabili che davvero servono nell’analisi del bilancio aziendale.
Non basta definire il break even point – cioè la cifra oltre il quale iniziamo a generare reale profitto – per raggiungerlo, serve la giusta strategia di ottimizzazione che va definita sulla base di alcuni indici che molti sottovalutano !
Gli indici da sfruttare per diminuire i costi aziendali: margine di contribuzione e reddito operativo.
Gli indici a seguire sono indicatori tanto importanti quanto sottovalutati: se non riusciamo ad essere oggettivi durante il loro calcolo rischiamo di basare le decisioni e investimenti su un bilancio aziendale fallace.
Il più grande nemico del tuo bilancio, infatti, è il tuo ottimismo consolatorio. Non c’è strategia vincente senza una buona dose di oggettività.
Cosa intendo? Tantissimi titolari di attività o piccoli imprenditori hanno la tendenza a sottostimare i costi variabili del nuovo anno, adottando una prospettiva favorevole all’azienda che spesso finisce per rivelarsi fatale.
Fatta questa doverosa premessa, cominciamo ad analizzare il margine di contribuzione e il reddito operativo.

Margine di Contribuzione nel bilancio aziendale: come, quando e perché calcolarlo
Il margine di contribuzione indica l’importo che l’azienda ha a disposizione per coprire i costi fissi. Dalla definizione possiamo già intuire il calcolo più immediato per ottenere questo margine:
R (ricavi) – Costi variabili.
Non fermarti qui: questo dato non ci dà nessuna informazione strategicamente rilevante!
Esistono altre formule diversificate in base alla scala di applicazione del margine, che può riguardare il singolo prodotto o l’intero volume di vendite dell’azienda!
In base a ciò possiamo calcolare due diverse tipologie di margine di contribuzione:
- Margine di contribuzione unitario: si ricava dalla differenza tra il prezzo unitario del singolo prodotto (p) e i costi aziendali variabili (cv) : MdCu = p – cv
📈Il risultato ti aiuta a capire quanto un prodotto o servizio contribuisce a coprire i costi fissi, in modo da ipotizzare un possibile rialzo dei prezzi. - Margine di contribuzione totale: si calcola grazie al Margine di contribuzione unitario, che va moltiplicato per il volume delle vendite (x): MdCt = MdCu * x
Il risultato ti permette di capire quanto il prodotto o servizio contribuisce nel totale delle vendite considerate: quindi qual è il prodotto o servizio trainante della tua Attività!💪🏻
Questi stessi calcoli possono essere applicati su diversi livelli, fornendoci un quadro sempre più specifico e dettagliato che spesso è difficile calcolare senza rivolgersi ad esperti. Per questo, se vuoi un consiglio esterno e specialistico su quali costi del tuo bilancio aziendale puoi ridurre e come, puoi chiamarmi per una chiacchierata tra pari: scegli il giorno e l’orario, è gratuita!
In ogni caso, dai calcoli fatti finora puoi già avere un quadro dell’andamento della tua azienda, cominciando ad ottimizzare i tuoi costi aziendale. Ad esempio:
- se il margine di contribuzione è superiore ai costi fissi, le entrate superano le uscite e realizzi profitto.
- se il margine di contribuzione è uguale ai costi fissi, siamo in un punto di pareggio e bisogna intervenire.
- se il margine di contribuzione è inferiore ai costi fissi, l’azienda è in perdita e devi subito fare in modo di cambiare la traiettoria dei guadagni.
Attenzione però: nonostante l’utilità di questo margine, i dati emersi non bastano a darci uno scenario completo. Non dimentichiamo che analizza soltanto i costi variabili, quindi non tutte le uscite di un’impresa come invece fanno i costi aziendali totali. Ecco perché si deve integrare il calcolo del Reddito Operativo.
Reddito Operativo nel bilancio aziendale: come, quando e perché calcolarlo
Se non hai presente il Reddito Operativo, probabilmente lo conosci come “EBIT”, cioè Earnings Before Interestes & Tax, sigla da cui è già immediata la sua definizione.
In Italia potremmo indicarlo come l’utile al netto delle tasse ma in realtà sarebbe riduttivo. Questo indice ci permette di quantificare i profitti derivanti dall’attività primaria dell’azienda, dandoci un quadro di partenza che va a completare il valore ricavato dal Margine di contribuzione.
Con queste due variabili possiamo ottenere un primo quadro completo dei nostri costi aziendali, che può sempre essere ottimizzato in base ai tuoi obiettivi e risultati ottenuti.

3 consigli per aumentare i margini nel bilancio aziendale e ridurre i costi aziendali
In base ai risultati dei calcoli e indici visti sopra, possiamo identificare la strategia più in linea alla tua situazione aziendale.
Tutte le strategie prevedono la riduzione dei costi aziendali variabili, ciò che cambia e su quale degli ambiti inclusi in questi costi concentrarsi. Negli oltre 25 anni a fianco degli imprenditori ho notato che i principali ambiti d’azione per ridurre i costi aziendali sono legati a questi 3 consigli principali:
- Ricorrere ad un CRM: il Customer Relationship Management è un automazione che svolge i principali compiti organizzativi di un’azienda andando a risparmiare sull’ambito gestionale dei diversi settori. Non si occupa solo di attività di front e back office, ma anche del controllo della catena di distribuzione e delle transazioni, oltre che del supporto agli agenti.
- Outsourcing o fornitura esterna: affidando ad aziende o esperti esterni tutte quelle attività amministrative o di marketing, puoi tagliare diversi costi interni. L’Outsourcing permette di risparmiare sui costi di nuovo personale specializzato o macchinari specifici, andando invece ad investire su esperti esterni ad un costo totale inferiore per un servizi più mirato.
- Monitorare: una volta calcolati ed analizzati i costi aziendali, serve non perderli di vista. La crisi che stiamo vivendo cambia continuamente i bilanci e per ciò necessita di una strategia che riesca ad adattarsi al cambiamento senza causare perdite impreviste.
Tutto questo potrebbe sembrare molto complesso, ma seguendo le giuste indicazioni riuscirai a non far parte anche tu della stima di Confesercenti!
Quale di queste tecniche userai?
Per non perderti altri consigli e informazioni utili, iscriviti alla newsletter qui sotto per rimanere aggiornato e competitivo sul tuo mercato approfittando di vere e proprie consulenze gratuite per iscritto😉